A proposito di Stereocosmica
Le immagini prodotte per il disco raccontano il percorso che fa un’idea per diventare canzone, attraversando l’album musicale fino al concerto, e vuole farlo in modo non univoco ed instabile: c’è la registrazione, il fiato e l’energia vitale del cantante, lo strumento, il live, ma anche l’enigma, la creazione fantastica e misteriosa. Ivana che “cammina” sulla tastiera nel “paese della musica” e la guarda con leggerezza in copertina ne è la cifra.
Le prime tracce che ho ascoltato incontrando Lo Zoo all’inizio del progetto (Sole, Cadono Miracoli, Confusione) mi hanno posto immediatamente di fronte ad una tensione fra due poli, ad una sofferta dualità (forse come una dilatazione della coppia corpo e anima nell’uomo):
ora sono grande/un altro tempo da questo
i sogni/la realtà
i miracoli (doppio di per sé)
Tutto il lavoro è innervato dall’opposizione – scontro di polarità: in questo senso Tra sesso e castità, di Sgalambro e Battiato, ne è il sugello: “Tra i sussurri l’indolente ebbrezza di ascendere e cadere qui/ tra la vita e il sonno, la luce e il buio dove forze oscure/da sempre si scatenano.”
Stereo: osservare o ascoltare un fenomeno da punti differenti per ricostruire una realtà che può sembrare univoca ma più complessa e dilatata (e che sostanzialmente è “falsa”). In fotografia è un artificio (che noi percorriamo fino in fondo con vere immagini stereoscopiche e occhiali anaglifici nel pack!) che vuole simulare la visione umana binoculare (viene usata anche per l’osservazione astronomica). In musica serve sostanzialmente a restituire spazialità al suono.
Il Cosmo. L’universo, lo spazio ordinato e solido, è il campo di battaglia di quella stereofonia che più che ricomporre vuole dilatare, amplificare. E’ lo spazio aperto e vuoto, ignoto, tutto da investigare, da mappare. Il terreno nel quale avventurarsi e cimentarsi per scoprire cosa si sente, come ci si emoziona, come si reagisce in quell’altro spazio enorme e vuoto che è l’interiorità.
“Tra il dire e il fare c’è tensione”, dice Confusione. Credo sia questa che porta una idea, una sensazione, a diventare scrittura musicale (la musica, regina immateriale dell’arte!): la tensione. Ovvero, i poli sono contrari ma stanno insieme, sono legati, non importa se da attrazione o repulsione, come i pianeti, le persone e le emozioni.
La sedia vuota sulla copertina del booklet è un invito all’ascoltatore/spettatore ad affrontare quel viaggio senza timore, liberamente. Ad occupare il posto che gli spetta per abitare il percorso che la musica, le immagini sonore e visive, possono fargli vivere. Il compito del musicista è creare i presupposti, con il proprio genio e sensibilità, per coinvolgere chi ascolta, in tensione fra costruzione e distruzione, sogno e realtà, memoria e disinganno, nel suo mondo, nel suo cosmo, anzi, Stereocosmo.
Un caloroso saluto a Ivana Gatti, Andrea Pettinelli e Lo Zoo di Berlino, Marta Magister.